I problemi dell’industria dell’auto vengono da lontano, riguardano quasi tutti i produttori e tutto il mondo occidentale. Le soluzioni sono articolate, solo parziali e richiederanno anni per una trasformazione di tutta la filiera. La mia intervista sul Corriere.
Concordo pienamente con le posizioni espresse nell’articolo. È inevitabile che i cinesi guadagneranno in futuro quote rilevanti del mercato europeo, anche perché hanno costruito un vantaggio tecnologico non facilmente recuperabile nel medio periodo. Accadrà verosimilmente quello che è già successo nell’elettronica di consumo, dove non c’è alcun player europeo degno di nota e tutti noi utilizziamo ogni giorno tecnologie Made in China (o Made in Taiwan o Korea). La domanda è: come recuperare nel medio-lungo? E cosa fare nei prossimi 5 anni? I dazi sono la risposta più elementare e sbrigativa, ma non credo ci faranno recuperare terreno se non c’è la volontà di riprendere a fare vera ricerca e sviluppo, le uniche aree che davvero contano per recuperare una leadership nell’automotive che per quasi un secolo ci ha contraddistinti. BYD ha più di 100.000 ingegneri e sviluppa 40 brevetti al giorno. Quanti ce ne sono negli OEM in Europa? PS: fate un giro dalle parti di Corso Settembrini a Torino, dove c’era l’ingegneria di Fiat Auto, oppure ad Orbassano, sede del CRF. Un desolante deserto.
Che la direzione verso l'elettrico non sia in discussione dove stata scritto? È un suo parere personale, semmai. Poi ci spiega come è possibile abbattere il costo dell'energia (e fare tante altre cose come da lei richiesto) ripristinando il fondo automotive di 4,6 mld? Con un costo per l'energia dell'Italia di più di 100 mld ci dimostra che questo fondo è determinante? Pensa quindi che sia da seguire l'esempio della Germania che ha investito sulle rinnovabili spegnendo il nucleare ed ora si ritrova con meno energia prodotta a costi più elevati? Secondo lei in Spagna il costo dell'energia è più basso che in Italia per i campi di pannelli solari o perché hanno le centrali nucleari che generano il 20% del fabbisogno di energia?
Mi sembra una previsione molto ottimistica. I fabbricanti cinesi hanno una lunga serie di vantaggi, soprattutto di costo ma anche di assenza di obblighi a supportare la legacy, bassi costi di assistenza ecc. Siccome non e' credibile che competa con i fabbricanti cinesi sui prezzi l'industria europea deve puntare sull'innovazione. E deve svegliarsi e mettere in campo innovazione molto rapidamente. Non e' piu' pensabile che ci vogliano anni per introdurre soluzioni innovative. Altrimenti, con tutte le differenze del caso, rischiano di fare la fine della Nokia nel mondo dei cellulari che nel 2006, forte di una posizione dominante sul mercato, puntava sull'espansione del 2G nei mercati rurali dell'Asia, mentre Apple stava lanciando l'iPhone.
Non comprendo questa continua e strumentale "demonizzazione" della Cina che, purtroppo, ritrovo nei commenti a molteplici dibattiti sul tema dell'elettrico... Non siamo di fronte ad una "semplice" crisi ma ad un passaggio obbligato per una trasformazione necessaria dettata non da sterili politiche green ormai spesso inflazionate, bensì da una evidente opportunità di business, innovazione, competitività e...per quanto ci riguarda, sopravvivenza. Siamo in un colpevole ritardo rispetto a chi, in barba a qualsiasi slogan green, ha strategicamente creduto nell'elettrico investendo in formazione, innovazione e tecnologia. Basta con questi continui piagnistei all'italiana...emulati peraltro, all'occorrenza, anche da altre realtà socio politiche non di certo "amiche"... è ormai tristemente chiaro come il sistema imprenditoriale del ns paese (e non solo) sia rimasto colpevolmente "alla finestra" ritrovandosi quale spettatore inerme verso la prepotente e rapida evoluzione di quei paesi che, a differenza nostra, hanno creduto e fortemente investito in questo "passaggio" anch'essi peraltro, vorrei ricordare, spinti da una "imposizione" politica... Sveglia!
Certo che è insolito ci dobbiamo convertire all’elettrico per inquinare meno, i maggiori produttori e futuri player del mercato europeo saranno cinesi e poi trovo questo articolo sui paesi più inquinati e inquinanti al mondo, Cina, Stati Uniti, Ue, India, Russia e Giappone sono le economie che emettono più CO2 al mondo. Insieme, rappresentano il 49,2% della popolazione mondiale, il 62,4% del Pil globale, il 66,4% del consumo di combustibili fossili e il 67,8% delle emissioni globali di CO2 fossile.
Analisi impeccabile Stefano, a mio avviso anche potenzialmente sottostimata la quota "Cinese" soprattutto se non riusciremo a sviluppare una visione comune e di lungo periodo in Italia. Come vorremmo fosse il posizionamento del paese Italia tra 10/15 anni nel contesto globale?
... mi sembra un'analisi fatta da chi ha la tessera del PD in tasca e che con essi condivide una fotografia surreale della realtà. Non si è chiesto quanto rame e quanto petrolio occorrerà per il cablaggio dei miliardi di Km della rete elettrica europea? E chi paga? I cinesi? Ahhhhh i bei tempi del V8 del Giaguaro .... macchina indimenticabile!
una semplice analisi dei costi nata da una mancanza di strategia europea dovrebbe indurre a diversi obbiettivi in termini di mobilità invece di imporre obblighi normativi relativi al blocco delle produzioni e vendita di veicoli a combustione interna... https://nuovogiornalenazionale.com/index.php/estero/politica-internazionale/19917-automotive-il-pericolo-del-progetto-cinese.html FP #Automotive #industriaAutomotive #industriaautomobili #China #UnioneEuropea
L’elettrico non sara’ il futuro ma di fatto una “frode” nel senso che ci fanno credere sia il buono, il pulito ma in realta’ non e’ sostenibile nel lungo termine sia nella produzione delle batterie che nelle infrastrutture necessarie per far circolare auto elettriche
General Manager-CEO-Advisor-Author
1 settimanaOttimista Se sarà tutto elettrico come vorrebbe Bruxelles, probabilmente il numero sara si 5 a 1 ma in favore della Cina