On. Ministro Bersani,
per il tramite:
Capo di Gabinetto: Egr. Dott. Goffredo Zaccardi
e Vice Capo di Gabinetto: Egr. Dott.ssa Simonetta Moleti
Vi scrivo in merito ad una liberalizzazione che potrebbe dare una forte
spinta all'economia del nostro paese.
Dal punto di vista del software per elaboratori elettronici l'Italia ha
grandi potenzialità che non può sfruttare perché il mercato è dominato
da operatori stranieri.
Il problema fondamentale è che vi sono posizioni dominanti che vincolano
le scelte degli utenti.
Quello che chiedo è di intervenire per consentire agli utenti la scelta,
chiedo di aprire il mercato in modo particolare per le PMI e per i singoli
cittadini.
Oggi non è di fatto possibile per un normale utente acquistare un
elaboratore personale se non con il sistema operativo preinstallato di una
marca ben determinata.
E' sufficiente entrare in un qualsiasi negozio o supermercato o leggere le
pubblicità per notare che nel settore non vi è concorrenza (perché i
cittadini hanno di fatto un obbligo di acquisto congiunto).
La mia proposta di liberalizzazione è semplice, potrebbe essere riportata
in questo modo (sono un informatico, per cui mi scuso in anticipo dei
termini impropri dal punto di vista giuridico).
1) Nella vendita di personal computer il prezzo dell'hardware deve essere
riportato con voce distinta rispetto al prezzo della licenza d'uso del
software eventualmente in dotazione.
2) E' consentito all'utente di rinunciare all'acquisto della licenza per il
software e pagare solamente il prezzo dell'hardware.
3) E' consentito altresì a sole aziende che costruiscono o assemblano
computer (non a privati) l'acquisizione della sola licenza d'uso al prezzo
indicato per la licenza stessa in offerte pubbliche al più incrementato
del 30% e per un numero minimo di 30 copie o comunque di 30 volte il
quantitativo offerto se si tratta di offerte per la vendita congiunta di
più elaboratori corredati di software.
Il punto 1 afferma che se un consumatore vuole usare un sistema operativo o
programmi applicativi diversi da quelli in dotazione ne ha la possibilità.
Se è vero oggi che la maggior parte degli utilizzatori desiderano
utilizzare ciò che viene fornito (magari solo perché non conoscono
l'esistenza di alternative) è altresì non consentito agli altri di non pagare
per la licenza di un software per loro inutile.
Dal punto di vista tecnico il meccanismo di realizzazione potrebbe essere
molto semplice.
Chi vuole vendere macchine con software preinstallato pone nella confezione
una busta chiusa con il codice di attivazione, l'utente che restituisce la
busta chiusa non può tecnicamente usare il software preinstallato e non
paga il prezzo della licenza relativa come dice il punto 2.
Il punto 3 è un punto di garanzia. Serve per fare in modo che non vengano
indicati importi irrisori o addirittura nulli per il prezzo della
licenza del software di fatto reintroducendo l'acquisto congiunto
dell'hardware e della licenza d'uso del software.
Perché c'è bisogno di questa norma:
- perché le aziende che costruiscono elaboratori sono di fatto obbligate
da Microsoft (diciamo nome e cognome del responsabile) a vendere solo
macchine con sistema operativo preinstallato.
La posizione dominante del mercato fa in modo che il prezzo di acquisto
della licenza del sistema operativo da vendere preinstallato possa variare
in funzione della libertà data agli acquirenti.
In pratica la ditta X che vuole vendere macchine con Windows e Linux può
vedersi rincarato il prezzo che paga alla Microsoft per la licenza di
Windows. Questo può rendere i prodotti di X meno competitivi sul mercato
per la maggior parte degli utenti.
- perché questa situazione provoca l'effetto "rete", i cittadini non
conoscono la possibilità di alternative, nei punti vendita non è
consentita loro la scelta. Una volta che sono stati obbligati all'acquisto
della licenza è difficile che provino strumenti alternativi.
- perché in questo momento la Microsoft sta lanciando Vista.
Vista può avere qualche funzionalità aggiuntiva (la maggior parte delle
"innovazioni" sono solo di natura estetica, la totalità delle
"innovazioni" sono già presenti in altri sistemi operativi) ma costerà
allo Stato, alle Aziende e ai cittadini tantissimo.
Le versioni della licenza d'uso oggi hanno prezzi che variano da 150 a
400 euro al pubblico e obbligheranno ad aggiornare l'hardware.
Usiamo oggi per scrivere documenti e posta elettronica macchine che hanno
potenzialità spaventose, e i costi sono stati forzosamente gonfiati di
conseguenza.
Una stima di costo di 400 euro per ogni personal computer nei prossimi
tre anni penso che sia una stima prudenziale. Se viene moltiplicato per il
numero di personal computer presenti in Italia viene una cifra imponente,
quasi una finanziaria!
Una norma come quella proposta consente una scelta, non obbliga nessuno a
usare Windows, Linux, MacOSX o altro, aumenta la concorrenza in questo
campo in modo coerente a quanto questo Governo ha giustamente fatto per altri
campi.
Chi vuole Vista continuerà a farlo (non sarò mai io a proporre
limitazioni ad alcuno) ma parimenti chi vorrà non usarlo o vorrà pensare
a strumenti software alternativi con modelli economici diversi, potrà farlo.
- Sicuramente i fornitori del software (come Microsoft) obietteranno che
una norma come quella proposta "incrementa la Pirateria".
Se la chiave di attivazione è ben strutturata non ci sono rischi di
copie abusive superiori a quelli attuali.
Ma l'acquisto dell'hardware e la licenza di utilizzo del software sono
contratti separati e di natura completamente diversa.
Sarebbe come chiedere che per evitare la copia abusiva delle canzoni, ad
ogni lettore CD fosse abbinata la vendita di tutti i CD prodotti negli
ultimi anni. Con i lettori CD la concorrenza farebbe la sua parte,
nessuna casa discografica controlla la quasi totalità del mercato.
Microsoft in questo esempio è come una casa discografica che possedesse
la quasi totalità del mercato, i produttori di lettori di CD per non
scontentare la casa discografica sarebbero disposti a tutto, temerebbero
di non avere accesso in futuro alle protezioni per riprodurre
i CD del quasi-monopolista.
- L'investimento in software preinstallato di grandi multinazionali
impoverisce il nostro paese. La conoscenza su tali prodotti proprietari
chiusi è limitata all'azienda costruttrice del programma e il paese è
sempre più vincolato alle scelte (e alle tasse occulte imposte) della azienda.
Penso che molti dei forzati all'acquisto di Vista resterebbero volentieri
ai sistemi attuali, ma l'azienda smetterà di fornire aggiornamenti
obbligando di fatto tutti al cambiamento.
Strumenti alternativi farebbero crescere aziende ad alta specializzazione
Italiane nel campo del software con conseguente ritorno fiscale e
aumento del livello di know how locale e di competitività internazionale.
Ringrazio per l'attenzione e mi dichiaro fin d'ora disponibile a ogni
approfondimento che Lei Ministro o i suoi Consiglieri riterrete necessario.
Renzo Davoli
Professore di Informatica
Docente di Sistemi Operativi, Università di Bologna
Direttore Scientifico del Master in Tecnologia del Software Libero e Open Source
Bologna, 12 febbraio 2007
A seguito della lettera il giorno 9 marzo 2007 ho incontrato il
consigliere dott. Zaccanti.
Osservazioni e Approfondimenti relative alla proposta a seguito
dell'incontro con il dott. Zaccardi.
Punti a favore della norma:
- competitività: l'Italia è all'avanguardia nella innovazione nel campo
del software libero (Siamo quarti nel mondo per numero assoluto di
sviluppatori, abbiamo una densità di sviluppatori di software
libero/open source per abitante quattro volte superiore agli Stati Uniti).
Questa norma valorizzerebbe questo primato italiano. (fonte
http://www.infonomics.nl/FLOSS/report/)
A lungo termine può portare a minori costi strutturali per l'elaborazione
automatica dei dati per tutti, imprese, enti pubblici e cittadini.
- esempio a livello europeo: questa norma potrebbe essere di esempio agli
altri paesi dell'Unione. Grande attenzione a livello Europeo è posta sul
campo del software libero e sulla predominanza del mercato di Microsoft.
Nel primo caso si può vedere la creazione dell'Osservatorio per il
Software Open Source da parte del Ministero dell'Industria Francese
(diretto da un italiano residente in Francia: Roberto di Cosmo).
(http://www.techworld.com/opsys/news/index.cfm?newsid=7508)
Per le preoccupazioni relative alla libertà del mercato si vedano i
numerosi pronunciamenti e ricorsi dell'antitrust europea.
La norma potrebbe anche incrementare l'export delle ditte di E-commerce
italiane. Se gli altri stati dell'Unione non fanno una norma simile chi
all'estero vuole utilizzare software libero/open source troverebbe
conveniente acquistare da aziende italiane le macchine che non può
acquistare senza sistema operativo nel mercato locale.
- coerenza con richieste pressanti: in rete possono essere reperite
numerosi interventi sull'annuosa questione della restituzione del prezzo
della licenza del sistema operativo. Di fatto questa norma contrattuale
prevista da Microsoft è inapplicabile perché fa riferimento a un prezzo
non indicato.
Si veda il caso di Paolo Attivissimo
(http://www.attivissimo.net/rimborso_windows/istruzioni.htm)
che è riuscito dopo lunghe
peripezie ad avere una donazione di hardware di importo corrispondente al
software. Non è stato restituito il denaro e questo sembra essere
stato il modo elegante per l'azienda produttrice dell'hardware di cedere
all'insistenza del dott. Attivissimo, facendo una donazione liberale *senza*
revocare la licenza e scontentare quindi Microsoft.
Oggi alcune aziende pur di non scontentare Microsoft hanno addirittura
rinunciato alla vendita anche dell'hardware se non viene accettata la
licenza d'uso del software, limitando così la scelta a chi vuole usare
altri tipi di software (oppure obbligando al pagamento della tassa
pro-Microsoft).
Si veda anche il ricorso dell'ADUC all'antitrust
(http://www.aduc.it/dyn/documenti/docu_mostra.php?id=126588) e relativa
risposta (http://www.aduc.it/dyn/comunicati/comu_mostra.php?id=152591).
In questo documento l'antitrust afferma che c'è la possibilità di
acquisire i computer senza sistema operativo. La norma proposta non farebbe
che sare piena attuazione alla sentenza.
La ditta DELL ha messo recentemente un rete un sito per raccogliere le
richieste dei clienti sui prodotti.
In quindici giorni più di centomila persone hanno chiesto di poter avere
Linux preinstallato o nessun sistema operativo
(http://www.dellideastorm.com/popular/).
La ditta DELL è anche stata portata quale esempio in un recente seminario
dal dott. Boccadamo della Microsoft (dibattito Davoli/Boccadamo su "Quale
software per l'Ateneo di Bologna", 22 febbraio 2007) presto dovrebbe essere
trasmesso da Arcoiris TV, via rete e satellite (www.arcoiris.tv).
Egli ha affermato che la DELL vende macchine prive di sistema operativo, e
ciò è parzialmente vero: peccato che lo faccia solo per alcuni modelli,
con alcune tipologie di clienti e solo tramite specifici canali
commerciali, di fatto escludendo i normali cittadini. (fonte: si può
verificare direttamente dal sito di E-commerce della DELL: www.dell.it, tra
l'altro pochi minuti fa un operatore della Dell mi ha detto che il prezzo
per i privati non cambia.... è quindi come il caso di Attivissimo,
la tassa Microsoft viene pagata in ogni caso).
Valenza politica del provvedimento:
Questo provvedimento non prevede alcuna spesa a carico dello Stato e
riceverebbe il plauso immediato della comunità degli sviluppatori di
software libero/open source e delle Aziende correlate.
Non dovrebbe portare ad alcun aggravio di spesa per gli utenti che
liberamente decidono di mantenere il sistema Windows. E' irreale pensare
che l'inserimento di una busta o di un codice nella confezione comporti una
variazione sostanziale al prezzo.
Nota:
l'incremento al prezzo del 30% indicato nella proposta per la vendita
del software separata dall'hardware per i costruttori e assemblatori di
hardware è puramente indicativo.
La misura del 30% dovrebbe scoraggiare da un lato l'indicazione di prezzi
irreali, dall'altro scoraggiare l'uso di questa possibilità potendo avere
condizioni migliori tramite contrattazione diretta invece che acquistando
da un concorrente.
Renzo Davoli ha 43 anni. E' professore universitario a tempo pieno (quindi
lavora esclusivamente per lo Stato e per il proprio Ateneo).
Insegna Sistemi Operativi al Corso di Studi in Informatica e Progettazione
di Sistemi Virtuali alla laurea Specialistica in Informatica.
In passato ha insegnato Architettura degli Elaboratori, Linguaggi di
Programmazione, Tecniche Speciali di Elaborazione, Sicurezza.
I Sistemi Virtuali sono il suo attuale interesse di ricerca.
E' autore di numerosi articoli scientifici in riviste e conferenze
internazionali, ha partecipato e partecipa come revisore per riviste e
conferenze.
E' autore di molti programmi innovativi distributi con licenza libera
nelle distribuzioni di software libero (Linux, FreeBSD etc.).
E' il direttore scientifico del Master in Tecnologia del Software Libero e
Open Source dell'Università di Bologna.
E' stato il direttore generale della conferenza mondiale di didattica
dell'informatica denominata "Innovation and Technology in Computer Science
Education (ITiCSE06)" organizzata a Bologna nel giugno 2006
dalla maggiore società scientifica di Informatica: la ACM (Association for
Computer Machinery) di New York. La conferenza riunì più di 230
docenti di informatica di più di 30 nazionalità diverse.
E' consulente tecnico del tribunale di Bologna in materia di Crimini
Informatici.
Come impegno civile divulga la cultura del software libero tramite scritti
e seminari (che svolge gratuitamente dietro il mero rimborso delle spese di
viaggio).
Lettera spedita il 12 Mar 2007 per posta elettronica. Verificata
telefonicamente la ricezione.
Verbatim Copying. 2007. Renzo Davoli.